mercoledì 18 maggio 2011

INTERVISTA A LORENZO LOMBARDI (di CHIARA PANI)

Intervista rilasciata dal regista alla critica Chiara Pani (italiansexymodel.com), in occasione dei premi "Miglior Regia" e "Miglior Effetti Speciali" ricevuti al "KARDIOPALMO thriller horror cine festival" di Torino.

Il nostro ciclo di incontri con i registi protagonisti del Kardiopalmo Thriller Horror Fest 2011 si chiude con l’intervista a Lorenzo Lombardi, vincitore fuori concorso del premio per i migliori effetti speciali (ad opera del grande Sergio Stivaletti) e per la regia, col suo imminente “In The Market”, presentato al nostro festival in anteprima.

Classe 1986, dunque giovanissimo, ha già al suo attivo un buon numero di cortometraggi e ha fondato, con un gruppo di collaboratori, la casa di produzione Whiterose Pictures. L’interessante “In The Market”, che vede spiccare come mattatore Ottaviano Blitch, è una storia di cannibalismo ambientata in una location atipica, un piccolo supermarket.

Il film verrà presto distribuito nelle sale italiane, una bella vittoria per l’horror nostrano che ultimamente latita dai grandi circuiti. Una giovane promessa da tenere d’occhio dunque, ecco l’intervista che ci ha concesso per voi.

“In The Market”, la tua più recente opera cinematografica, presentata in anteprima al nostro festival e ora in procinto di uscire nelle sale italiane:com’è nata l’idea alla base del film?

IN THE MARKET è un film molto particolare che nasce da due fondamentali incipit: il primo è il ritrovamento di un “Missing Person Report” (rapporto di scomparsa) della polizia del Texas, datato 2005, e che narra del ritrovamento di una jeep davanti ad un market. La stessa jeep era stata usata da tre amici per intraprendere il viaggio delle vacanze dal quale non fecero più ritorno.
Il secondo incipit è di tipo produttivo. IN THE MARKET è un film con una forte unità di tempo, luogo e azione. Un film che si può dividere in due grandi macrosequenze: il viaggio in jeep e la notte nel supermercato. Avevamo poche locations, ma al tempo stesso molto varie, che ci hanno permesso di girare su vari set tutti vicini l’uno all’altro.
Su tutto questo, vige uno dei miei “must”, ossia quello di portare l’horror dove di solito non vi è, in posti apparentemente tranquilli e dove non oseresti mai trovare mostri, demoni, zombi, vampiri o semplici serial killer!

Quali sono stati i tuoi principali modelli di ispirazione per costruire il personaggio di Adam “The Butcher”, il villain del film? In che modo l’hai modellato?
Adam “The Butcher”, nel film interpretato da Ottaviano Blitch, è un macellaio con il vezzo di non macellare solo carne animale. Complice di tutto ciò, l’aver dovuto abbandonare gli studi di antropologia per prendere il posto del padre nel market di famiglia. Un macellaio con un discreto pallino per internet; un’ineffabile oratore con una spiccata intelligenza. Per creare il suo personaggio mi sono sicuramente ispirato a due grandi serial-killer del cinema: Hannibal Lecter e Jigsaw.
Entrambi calcolatori sapienti, giocano al gatto col topo con le proprie vittime. Sadici nella perversione, ma per il raggiungimento di un loro scopo, che potrebbe sembrare anche giusto!
In sostanza volevo dare l’importanza del serial killer degli horror americani, che uccide secondo una sua perversa logica e non lo fa solo per un semplice appagamento fisico.

L’horror italiano, a parte rare eccezioni come il recente “Shadow” di Federico Zampaglione, è stato assente per troppo tempo dai grandi schermi e dai circuiti distributivi italiani. Il tuo film rappresenta dunque una vittoria, per gli amanti del genere. Come vedi il futuro dell’horror di casa nostra?

Beh, a piccoli passi, ci stiamo, noi registi di genere, dando da fare per riportare in auge un genere che come hai ben detto, è stato troppo tempo fuori dagli schermi. L’horror italiano è stato per molti anni studiato, copiato, osannato in tutto il Mondo e purtroppo oggi snobbato dalle major.

Il periodo cinematografico per il genere non è dei migliori, al cinema fanno grossi incassi le commedie, ma questo non è un dato di fatto rilevante, perché non c’è gara. La commedia da sempre batte l’horror, al botteghino, perché è semplicemente un genere più accessibile ad un pubblico più ampio. La cosa che succede in Italia è che non s’investe in pellicole di genere e questo è un male, proprio perché poi di spettatori che vanno a vedere l’horror americano, francese o spagnolo, ce ne sono eccome, sempre restando nel range d’incasso del film horror, logicamente. Sicuramente mancano anche idee nuove e fresche, ma se si cerca bene, si trovano gioiellini nascosti fra il cinema indipendente. Questi horror low budget si difendono bene in quanto a tecnica e appeal, figuriamoci se gli stessi registi potessero aver avuto a disposizione budget più cospicui.
Io credo che il genere stia piano piano rinascendo, è logico che ci vorrà del tempo, ma anche io m’impegnerò in primis per far sì che avvenga!

L’argomento da te scelto, il cannibalismo, era anch’esso assente da tempo immemore nel nostro horror; spiegaci i motivi di questa precisa, nonché coraggiosa, scelta tematica.

Il cannibalismo era fuori da tempo, come argomento, è vero. In IN THE MARKET, credo sia nato un pò più come scherzo, inizialmente. “Pensa se dopo averli macellati, vendesse anche la loro carne; implicherebbe che alla gente piace e che siamo tutti cannibali!” Questo risvolto scherzoso, ci è subito piaciuto ed è diventata la chiave del film. Un tema crudo, d’impatto e che ha anche risvolti sociali e antropologici. Ha dato sicuramente spessore al film e ha reso il tutto ancora più macabro.

Com’è nata la tua collaborazione col grande Sergio Stivaletti, autore dei make up fx di “In The Market”?

Con Sergio è stato subito feeling. Lui aveva sicuramente voglia di fare qualche effetto gore, qualcosa che magari negli ultimi anni si era visto poco. Fu subito entusiasta del progetto e noi più di lui ad averlo nel cast tecnico. Sergio è una persona straordinaria, un vero professionista che mette la passione vera in quello che fa. Quando lo contattai nel 2008 per chiedergli se avesse voluto realizzare gli effetti speciali di IN THE MARKET, c’incontrammo a Roma nel suo laboratorio per parlarne di fronte a dei bozzetti preparatori. Mi ritrovai subito immerso fra calchi de LA TERZA MADRE, statue di demoni, pezzi di gambe e braccia e un coccodrillo gigantesco. Parlammo a lungo di come potevamo al meglio realizzare gli effetti, naturalmente io mi trovavo alle prime armi con un film splatter e quindi fui rapito dalla creazione di certi effetti ed escamotage. Con Sergio Stivaletti sul set sono stati i giorni più belli, dove abbiamo girato il clou del film. Giravamo di notte nel market completamente deserto in una sorta di aura di stasi, come se il tempo si fosse fermato. E’ stato un sogno che si realizzava avere al mio fianco un “mostro sacro” come Sergio.

Quali sono i tuoi principali ispiratori a livello cinematografico?
In primis, di sicuro, Quentin Tarantino, che fra l’altro ho avuto modo d’incontrare a Venezia nel 2010 e di consegnargli una copia di IN THE MARKET, quindi non vi stupite nel suo prossimo film troverete qualche citazione a IN THE MARKET. Dopo questa orrida affermazione, rispondo con serietà alla tua domanda.
Adoro lo stile di Tarantino, forgiato su altrettanti stili e commistioni di generi. Mi ispiro molto a lui, perché mi piace infinitamente come lavora. A me affascina l’idea di regista/autore e lui la racchiude in pieno, curando maniacalmente tutte le fasi del film: dalla sceneggiatura alla produzione, dalla post-produzione al marketing. Secondo me il vero regista deve coltivare il proprio film in tutte le sue fasi e nutrirlo al meglio per creare sempre il massimo. Per quanto riguarda lo stile di ripresa, i miei ammaliatori, sono di sicuro: Darren Aronofsky, Joe Wright, Stanley Kubrick, Alfred Hitchcock. Ogni volta che vedo un loro film, sono incollato allo schermo e al ritmo del film stesso, dato da magiche inquadrature perfettamente calibrate fra loro. Se rimaniamo sull’horror, i migliori maestri/registi secondo me sono: John Carpenter, Wes Craven, Dario Argento, Tobe Hooper.

Nonostante tu sia giovanissimo, hai all’attivo numerosi progetti, tra cui spicca la tua casa di produzione indipendente: la Whiterose Pictures. Come si è sviluppato il progetto della Whiterose?
La WHITEROSE PICTURES prende il nome da uno dei miei primi cortometraggi che riscuoterono un pò più di clamore e successo: LA ROSA BIANCA del 2004. Ho voluto omaggiare e ricordare per sempre, nel mio “marchio di fabbrica”, gli inizi, l’entusiasmo e la passione. La “rosa bianca” per me è stata anche un emblema che mi ha sempre accompagnato nella vita, oltre ad essere una figura carica di significato. Dal 2000 ad oggi, col mio staff, che si è consolidato negli anni: prima eravamo semplici amici che si divertivano con una telecamera in mano, mentre oggi, nel 2011, siamo un gruppo di amici/collaboratori professionisti che si sono specializzati nel corso degli anni, ognuno nel proprio reparti. Nel 2006 costituiamo WHITEROSE PICTURES perché sentivamo il bisogno e desiderio di marchiare i nostri prodotti sotto un nome comune, al tempo stesso avevamo la necessità di creare un’identità al nostro lavoro e percorso creativo. Oggi la WHITEROSE PICTURES cura i nostri prodotti e non solo, dalla pre-produzione al marketing, passando dalla produzione e post-produzione. Abbiamo sale di montaggio, sala riunioni e teatro di posa, attrezzatura propria e una valida crew.

Si nota il tuo grande interesse per le nuove tecnologie e le forme espressive innovative. Spicca, tra tutte, il progetto sperimentale Cinemalivex: di cosa si tratta?
Questa è una passione che ho ereditato da mio padre: la tecnologia! Mi piace sperimentare e creare qualcosa che prima non c’era. Dare vita a nuove forme d’intrattenimento ed emozioni. Il CINEMALIVEX è questo: un connubio nuovo e particolare che porta al cinema uno spettacolo unico ed innovativo con effetti speciali dal vivo e colpi di scena. Il pubblico in sala è protagonista e partecipe al tempo stesso di uno spettacolo che cresce visivamente ed emozionalmente. Il CINEMALIVEX è un termine che ho coniato per racchiudere questa nuova esperienza sensoriale: unire l’emozione del live alla spettacolarità del cinema, con un pò di sana incognita “X”. Un’esperienza straordinaria per il pubblico che ha assistito alla prima opera realizzata con questo format: HAMLET.

Parlaci dei tuoi prossimi progetti, a livello registico, e di quelli della Whiterose, a livello produttivo.
Per quanto riguarda me e la regia, stiamo lavorando alla stesura di una nuova sceneggiatura horror. Un film, del quale ancora non posso rivelare il titolo, che porterà la paura in un luogo dove di solito non vi è. Questa è una prerogativa che a me piace molto, un pò come in IN THE MARKET, dove l’horror accade in un supermercato; in questo nuovo film, la tensione arriverà in una location ancora inusuale. A livello produttivo e distributivo, abbiamo realizzato un film, per la regia di N. Santi Amantini, dal titolo ECCE QOELET. Il film è stato girato l’anno scorso in estate e in questo momento è già montato e in post-produzione audio. Sarà pronto per giugno e la prima è prevista entro il 2011. E’ un film molto particolare con effetti speciali digitali e una storia drammatica a tinte forti, che narra la vicenda di un ragazzo che si rinchiude in una casa in campagna, dopo la scomparsa della madre, e lotta fra il bene e il male ed il suo doppio.

Chiara Pani

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