domenica 13 dicembre 2009

"IN THE MARKET" FRA I 9 FILM HORROR PIU' RAPPRESENTATIVI DI TUTTO IL MONDO

MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO INDIPENDENTE
E MIGLIOR SCENA SPLATTER
Il film di Lorenzo Lombardi, con Ottaviano Blitch, Marco Martini, Elisa Sensi e Rossella Caiani, prodotto da WHITEROSEprd., effetti sepciali di Sergio Stivaletti, musiche di Emanuele Frusi e GTO è stato selezionato dall’importante portale INDEHORROR.it, fra i 9 film Horror del 2009 più rappresentativi di tutto il mondo, fra i quali troviamo anche "LASCIAMI ENTRARE" di Tomas Alfredson, "FRANKLYN" di Gerald McMorrow, "DIARY OF THE DEAD" di George A. Romero, tanto per citarne alcuni.

“IN THE MARKET” concorrerà al premio per il miglior lungometraggio indipendente e anche al premio per la migliore scena splatter.

Se credete in questo nuovo horror italiano, votatelo nel file allegato che trovate all'interno del sito www.indiehorror.it e rispeditelo a indiehorror@gmail.com

Se non avete visto il film, potete almeno vedere il trailer qui:
http://www.youtube.com/watch?v=0XdshDn0Bmo

A Presto!

venerdì 11 dicembre 2009

SE QUESTO FILM VI FA VOMITARE...

SE QUESTO FILM VI FA VOMITARE
VUOL DIRE CHE E' UN BUON FILM
!

All'Anteprima del film, assieme al biglietto è stato consegnato un gadget molto particolare, una bustina di carta, come quelle che si danno negli aerei, con su scritto "se questo film ti fa vomitare vuol dire che è un buon film - da portare alla visione del film e utilizzare in caso di neccesità". C'è stato riferito che in sala più volte si è udito aprire bustine, e che alcuni spettatori sono usciti addirittura dalla sala nei momenti più splatter, chiedendo: "Scusi dov'è il bagno?"
Questo ci fa ben sperare.

mercoledì 9 dicembre 2009

"IN THE MARKET" ANCORA PROTAGONISTA su HorrorPlayer.it

Horrorplayer PRESENTA:
INTERVISTA AL REGISTA LORENZO LOMBARDI
HP - Ciao Lorenzo, mi puoi raccontare come hai iniziato la tua carriera nell'ambiente cinematografico?

LL - Carriera è una parola grande… Ma proverò a rispondere lo stesso! Ho iniziato a realizzare i primi lavori all’età di 11 anni con amici e prendendo la telecamera di mio padre. Un po’ per divertimento, quel gioco è diventato un lavoro e un sogno che piano piano si sta concretizzando. Da piccolo amavo molto essere ripreso, ma poi sono passato da davanti a dietro la camera. Mi piace molto dare una visione di quello che sento. Per me riprendere qualcosa è come rendere partecipe altri di quello che vedo e di come lo vedo. Quello che faccio è un po’ come la mia soggettiva al servizio di tutti. Spero che il mio guardare attraverso il viewfinder possa interessare e piacere agli altri e che il taglio dell’inquadratura sia piacevole. Posso affermare che per me, l’obbiettivo è una sorta di prolungamento del mio occhio. Sono passato da corti a videoclip, da documentari a film. I generi che ho affrontato maggiormente sono la ricostruzione storica, il drammatico e l’horror come nel mio recente IN THE MARKET. Credo che inconsciamente mi sia avvicinato al cinema proprio perché nel mio essere c’era e c’è la voglia di farmi conoscere e di far conoscere i miei pensieri. Per me questa settima arte, il Cinema, è quella che meglio può raccontarmi e che in maggior modo mi dà possibilità di esprimermi, sia attraverso la poesia, la letteratura, la musica, la fotografia, il teatro, etc.

HP - Ora passiamo al tuo ultimo lavoro. Prima di tutto complimenti, avete sbancato il Tenebria FF aggiudicandovi tutti i premi messi a disposizione dagli organizzatori. Davvero un grande en plein. Cosa ci dici al riguardo?

LL - Sì, è stato in primis un grande onore ricevere tutti questi riconoscimenti e in secondo una grande soddisfazione e appagamento per il lavoro dedicato ad IN THE MARKET. Prendere 5 premi su 5 è sbancare, questo è vero! Abbiamo ricevuto il premio più abito, quello per “Miglior film”, ma anche “Miglior attore protagonista Marco Martini”, “Miglior attrice protagonista Elisa Sensi”, Miglior effetti speciali Sergio Stivaletti” e “Menzione speciale per l’interpretazione Ottaviano Blitch”. Sono dei riconoscimenti molto importanti per noi, perché dati da un festival di genere horror e quindi doppiamente ambiti, perché fra gli horror italiani in concorso, IN THE MARKET è risultato il migliore.
Lorenzo Lombardi Premiato Al Tenebria Film Festival

HP - Sono convinto che “In the Market” sarebbe particolarmente gradito anche all’estero e poi storicamente è destino degli horror italiani fare più fortuna fuori patria. Avete già pensato di presentarlo a qualche manifestazione di rilievo internazionale?

LL - Purtroppo l’Italia è questa. I film degli italiani vengono un po’ snobbati in Patria, specie se di genere. Parlo soprattutto da parte delle Major produttive e distributive. Perché poi se si prendono, dati alla mano, gli incassi al botteghino dei film horror stranieri, si scopre che vanno bene al cinema. Secondo me un po’ dappertutto, ma soprattutto in Italia, manca una giovane scuola di sceneggiatura che innovi e rinnovi un po’ i vecchi cliché. Le idee non mancano, manca lo scriverle bene. Non dico che IN THE MARKET sia immune da questo giudizio, ma se c’è una cosa che il nostro film ha, è l’essere libero e uguale solo a sé stesso nel modo di proporsi e nello stile di scrittura. Sì, ci sono delle citazioni allo stile di Quentin Tarantino, ma non tutto il film segue quella linea. E poi non vedo perché sputare su Tarantino. Se minimamente i nostri dialoghi possono sembrare “tarantiniani”, per me è solo un complimento.

LL - Tornando maggiormente alla domanda, credo anche io che IN THE MARKET possa trovare un gradito apprezzamento all’Estero. Il nostro film, nello spirito con il quale è stato fatto, assomiglia molto ai buoni splatter italiani di una volta, che infatti andavano molto bene fuori Italia. Ancora non ho riscontri, perché i più di 20 festival ai quali il film è stato spedito, inizieranno nel 2010. Vedremo con il senno di poi. Il film è stato spedito alle manifestazioni internazionali del 2009, fra cui Roma, Venezia e Torino. Quale sarà stato il verdetto? Nessuno, perché spesso neanche ti rispondono per dirti che il film è arrivato, figurati se non sei stato preso. Molti di questi eventi cercano solo i grandi nomi e non danno mai spazio ai giovani e a progetti un po’ fuori dal comune, specie se horror.

HP - Quando avete concepito “In The Market”? Mi pare di capire che sia un progetto, ben studiato, che nasce da lontano.

LL - IN THE MARKET nasce più di 4 anni fa, durante il set di LIFE’S BUT, il mio vecchio film. Mentre giravamo, già pensavamo a quello che avremmo fatto in futuro. Mentre realizzavamo alcune scene iniziali all’interno di un supermercato, abbiamo pensato, perché non girare un film qua dentro? In seguito venne l’idea di associare un posto tranquillo ad un cosa spaventosa. Girare un horror dove di solito le mamme e i bambini fanno spesa. In letteratura, sarebbe un “ossimoro” (l’accostamento di due parole in forte antitesi), nel cinema… Un’idea molto particolare! D’altronde una location del genere, di notte, ti offre molti spunti per un horror: dal macello, ai meandri degli scaffali bui, dalle celle frigorifere, ai sotterranei. Due anni fa, nel dicembre del 2007 iniziammo a scrivere la sceneggiatura e a luglio del 2008 abbiamo girato il film.

HP - A differenza di quasi tutti i film di intrattenimento, compresi quelli citati nel vostro trailer, direi che avete studiato un po’ di criminologia e, soprattutto, di antropologia. Ti chiedo questo perché i passaggi in cui Blitch parla “dell’immortalità” delle vittime che verranno introiettate nei corpi dei consumatori è una “pennellata” degna di chi ha dedicato una certa attenzione alla tematica. È una sensazione mia, o avete fatto ricerche ben precise?

LL - Ti ringrazio per la domanda. Sì, abbiamo studiato e ricercato molto per creare il personaggio del serial-killer interpretato da Ottaviano Blitch. Soprattutto su internet, ormai una fonte di ricerca inestimabile. Siamo andati indietro nel tempo e abbiamo scovato molti casi di antropofagia e cannibalismo. Abbiamo studiato minuziosamente tutti i casi dei cannibali dichiarati e più famosi, dal 1800 ad oggi, da Verzeni ad Haarmann, da Fish a Gein, da Chikatilo a Dahmer, da Sagawa a Meiwes. Proprio quest’ultimo nel 2001 mangiò il suo amico conosciuto in chat.

LL - Diciamo che il personaggio di Blitch, Adam “the Butcher”, è un ferocissimo cannibale con spiccate capacità d’intelletto, che ama filosofeggiare, citare e parlare. Nel farlo incute terrore alle proprie vittime e le annusa come un animale fa con la sua preda. Si potrebbe dire, con una battuta che le assapora!

HP - Sbaglio o nel personaggio di Blitch, comprese le movenze, c’è anche un po’ di “Hannibal the Cannibal”?

LL - Un po’ direi di sì, soprattutto nel modo di esporsi, per quello che dice e per come lo dice. Il filosofeggiare e l’entrare nella psiche di chi ti sta di fronte è proprio una prerogativa di Hannibal Lecter. Blitch ha dato vita ad un personaggio unico, con una mimica facciale impressionante. Adam “the Butcher” è un antropologo che fa il macellaio. Il grembiule sporco di sangue gli sta proprio stretto e cerca nuovi tipi di tagli, carne sempre più pregiata. E la troverà!

HP - Passiamo alla regia. Ho notato un grande gusto per la cinematografia di genere, specie americana, con alcune inquadrature, credo, studiate a tavolino. Su tutti ho visto molto di Quentin Tarantino, ma anche omaggi a Dario Argento, Tobe Hooper e ai film road movie stelle e strisce. Era nelle tue intenzioni fare un film citazionista?

LL - Mi fa piacere che tu abbia apprezzato certe scelte stilistiche. Il film è molto citazionista, un po’ sulla scia dell’idea di Quentin Tarantino, ossia quella di prendere e omaggiare qua e là per dare nuova vita e linfa a film del passato. Credo che il film possa essere riconducibile a certi stili e stilemi, ma che poi abbia una vita propria e che sia unico nel suo genere. Il cinema hollywoodiano è il mio pane, questo lo si deve anche alla mia età. Oggi il cinema italiano non ha più una forte identità e quindi preferisco la qualità e lo stile di certi film americani. Vado molto spesso al cinema e guardo film a noleggio. La qualità nei film recenti, spesso, la si trova solo nei film stranieri. Negli ultimi anni, se parliamo di horror, ho apprezzato molto anche gli exploit del cinema spagnolo, francese e nordico.

LL - Nel mio film ci sono molte inquadrature ispirate a Tarantino: dal fetish dei piedi di Nicole sulla jeep, agli stivali del commesso all’inizio del film, che, a mio avviso, inquietano più di un primo piano. L’ultima inquadratura, prima dell’arrivo della jeep al market, è un omaggio a THE FOG di John Carpenter e quel movimento di camera che ruota a 360°, l’abbiamo proprio soprannominato “Carpenter”. Quindi, oggi, quando mi trovo a dover realizzare un’inquadratura di quel tipo, dico al mio operatore: - Mi fai un “Carpenter”!

LL - Le inquadrature di IN THE MARKET sono state studiate prima delle riprese, anche perché ho avuto modo di conoscere bene le locations del film prima di girare. Per gli effetti speciali di Sergio Stivaletti, abbiamo realizzato un vero storyboard, disegnato da Andrea Brizi, per capire meglio come realizzare l’effetto e da che angolazione sarebbe stato ripreso.

LL - In IN THE MARKET ci sono anche omaggi, come hai detto tu a SUSPIRIA di Dario Argento, a NON APRITE QUELLA PORTA di Tobe Hooper, a HOSTEL di Eli Roth, a THELMA & LOUISE di Ridley Scott, a DUEL di Steven Spielberg e a tutto il cinema di Tarantino da LE IENE a DEATH PROOF.

LL - Posso, infine, affermare che era mio intento fare un film citazionista e omaggiare i registi che nel corso degli anni ho più apprezzato.

HP - Nei titoli di apertura appare la scritta che le circostanze che stanno alla base della sceneggiatura sono ispirate a fatti davvero accaduti e che il film contiene immagini forti non adatte a un certo tipo di pubblico. Quanto c’è di vero e quanto, invece, hanno influito le scelte operate in passato da registi quali Tobe Hooper e Ruggero Deodato?

LL - Beh, si sa che al giorno d’oggi, per vendere un film non basta più il semplice trailer ed il manifesto, ma bisogna promuoverlo molto anche su internet e fare del buon marketing. Nel nostro caso, ci sono cose vere e verosimili e, Tobe Hooper, Ruggero Deodato, Daniel Myrick, Eduardo Sánchez, ma soprattutto J.J. Abrams, hanno fatto scuola in questo.

LL - IN THE MARKET si ispira a fatti realmente accaduti in Texas nel 2005. Nel 2007, mentre navigavo in internet e mi documentavo sul sogno americano e la Route 66, mi imbattei in un “Missing Person Report” (Rapporto di Scomparsa) della polizia del Texas. Erano spariti tre ragazzi che avevano intrapreso un viaggio. Mi sono maggiormente informato e trovai telegiornali e articoli che parlavano di questo fatto. I tre si chiamavano David G., Sarah H. e Nicole F. e viaggiavano su una jeep diretti in New Mexico. Qualche giorno dopo la loro partenza, la jeep venne trovata abbandonata davanti all’Adam’s Market Inc. di Belen e gli ultimi testimoni li hanno visti entrare dentro il supermercato, ma nessuno li ha mai visti uscire. Da quel giorno si sono perse le tracce del terzetto.

HP - Come sono avvenuti gli incontri con Sergio Stivaletti e Ottaviano Blitch?

LL - Sergio Stivaletti l’ho conosciuto ad un festival; mi sono presentato e ho parlato con lui del progetto che stavo preparando. Lui è rimasto sin da subito colpito e stava cercando un film indipendente dove poter lavorare tranquillamente e divertirsi nel creare effetti che in una produzione mainstream non avrebbe avuto modo di fare. Nacque così una bella amicizia e un’altrettanto bella collaborazione.

LL - Ottaviano Blitch, invece, l’ho conosciuto sul set di un cortometraggio, dove lui era protagonista ed io ero assistente alla regia. Con lui è stato tutto molto veloce. Gli parlai del mio film e che avevo in mente un personaggio molto particolare da proporgli: un cattivo. L’idea lo stuzzicò molto e non appena pronta la sceneggiatura, gliela spedii e lui la lesse in pochissimo tempo e altrettanto velocemente confermò la sua presenza nel cast.
Il regista del film In The Market Lorenzo Lombardi con Ottaviano Blitch e Sergio Stivaletti

HP - Ho visto un Blitch molto istrionico. Il suo personaggio era così anche nella sceneggiatura oppure Blitch ha messo un po’ del suo?

LL - Il personaggio di Blitch era molto ben delineato in sceneggiatura e nel profilo che avevamo creato. Ottaviano lo ha arricchito molto con dei tic, delle movenze particolari, pause e gesti istrionici. Ottaviano dal vivo è una persona molto simpatica e particolare. Ha un’anima rock che scaturisce in tutto quello che fa. Assieme abbiamo parlato molto del personaggio, del look che doveva avere e dei dialoghi. Abbiamo letto più volte le sue battute e calibrate per cercare di dare un personaggio il più vero e graffiante possibile.

HP - Devo dire, credo sarai d’accordo, che gli attori hanno reso interpretazioni nettamente superiori alla media dei prodotti indipendenti. Quanto conta, per te, e quanto lavori sulle interpretazione degli attori?

LL - Nei prodotti indipendenti molto spesso si vedono e si sentono interpretazioni in dialetto, con dizione pessima e con pochissima interpretazione. Sono molto soddisfatto dell’interpretazione degli attori di IN THE MARKET. Sul cast di professionisti non avevo dubbi. Sto parlando di Ottaviano Blitch (Adam the Butcher), Gloria Coco (Cartomante), Massimiliano Vado (rapinatore “Bush”), Claudio Bellanti (rapinatore “Minnie”), Alessandra Maravia (Donna delle pulizie).
l'attore marco martini e le attrici elisa sensi e rossella caiani con il regista lorenzo lombardi

LL - Per i 4 attori emergenti Marco Martini (David), Elisa Sensi (Nicole), Rossella Caiani (Sarah) ed Eleonora Stagi (Ragazza dello zucchero), abbiamo lavorato per più di un mese sulle prove delle battute e movimenti in scena. Il loro lavoro è stato arricchito da un dialogue coach che li ha seguiti prima e durante le riprese e con un diction coach che li ha seguiti prima delle prove. Mi sono affidato a questi due coach professionisti, proprio perché i 4 ragazzi erano attori con esperienza, ma con pochi anni alle spalle di cinema o teatro. In Italia le figure dei coach non vengono quasi mai usate, ma ritengo che siano molto importanti, specie in un set low-budget come il nostro, dove il regista ha molte responsabilità sulle spalle e in scena deve pensare e risolvere una mole impressionante di incognite e problemi.

LL - In Italia, si taglia subito la testa al toro: invece che far recitare un ragazzo di 20 anni, se ne prende uno di 28/30 e gli si fa fare il liceale. Questa è una cosa che a me non piace affatto. Facendo così non si dà neanche la possibilità a giovani attori di lavorare e si rischia di far ridere quando Nicolas Vaporidis o Cristiana Capotondi fanno gli esami per l’ennesima volta.

LL - Infine, parlando del mio lavoro, dopo aver dato i miei paletti sui movimenti in scena e sul come farli, mi piace molto lasciare gli attori liberi di interpretare i personaggi e solo poi, magari, correggere se si discostano troppo dall’immaginario che avevo nella mente.

HP - Cosa puoi dirci sulla variegata colonna sonora. Credo tu abbia fatto comporre brani ben calibrati per ricreare il clima da road movie anni ’70, sbaglio?

LL - La colonna sonora è un punto forte del film, molto variegata e che si mescola bene. Il film può essere diviso in due grandi macro sequenza: la parte road e la parte horror. Per il road ho scelto dai 3 cd della band GTO le canzoni per accompagnare il viaggio dei ragazzi e ho fatto comporre solo le atmosfere che mancavano, fra cui la title track “In the market” (cantata in inglese), per la scena della razzia nel supermercato. Loro hanno un sound folkloristico, ma al tempo stesso con un respiro molto internazionale e “spagnoleggiante”. In alcune sonorità, ricordano molto i film di Sergio Leone con le musiche di Ennio Morricone.

LL - Per quanto riguarda la parte horror ho scelto Emanuele Frusi un compositore giovane e talentuoso, che non ha un taglio “alla Simonetti”, cioè molto elettronico. Mi piaceva dare uno stile al film con composizioni più americane alla Hans Zimmer o alla John Williams. Ho lasciato carta bianca a Frusi che ha orchestrato le musiche, dando, in più parti del film, emozioni molto forti, come sulla scena nel parcheggio sotterraneo del market.

HP - Attualmente, correggimi se sbaglio, il film non ha ancora una distribuzione. Quante possibilità ci sono di vederlo proiettato nei cinema italiani?

LL - Attualmente il film non ha una distribuzione vera e propria, ma è stato proiettato in 4 città: Ancona, Potenza, Perugia e Foggia. A Perugia il 28 novembre 2009 è stata realizzata l’anteprima del film con una grande affluenza di pubblico e nella serata il film ha tenuto testa a film americani e molto pubblicizzati come NEW MOON, 2012, DORIAN GRAY, LA DURA VERITA’. È andato molto meglio degli italiani MENO MALE CHE CI SEI o LA PRIMA LINEA.

LL - È stato un enorme traguardo essere proiettati, anche se solo per 3 giorni, in un Multiplex e un sogno ad occhi aperti avere le sale piene. Grazie a questo ottimo risultato, il film sta avendo delle proposte distributive più ampie e che se andranno a buon fine lo vedranno in scala più ampia da anno nuovo. Per il momento, incrociamo le dita.

HP - Stai già pensando a qualche progetto futuro e, se sì, pensi di riproporti con l’horror?

LL - Sì, con il mio gruppo creativo WHITEROSEprd., sto già pensando a progetti futuri; parlo al plurale, perché ho delle idee in mente, ma ancora non ne ho una in particolare. Quello che ho sempre fatto sin d’oggi è scegliere progetti che possano essere soddisfacenti per il pubblico, che incuriosiscano, ma soprattutto, avendo una produzione indipendente, che abbiano una realizzazione molto interessante dal punto di vista produttivo. Purtroppo non posso realizzare film con ufo, elicotteri ed esplosioni, quindi devo un po’ limitare la fantasia! Da una parte è un po’ frustrante, dall’altra è molto stimolante.

LL - Con questo voglio dire che non ho un genere in particolare con il quale vorrei ripropormi. Di sicuro l’horror è qualcosa che racchiude un po’ tutto quello che ho sopra riportato. È innovativo, produttivamente interessante, incuriosisce e stupisce, logicamente se fatto bene. Quindi non escludo di ritornare all’horror e per esempio con qualcosa che abbia a che fare con il soprannaturale.

HP - Grazie Lorenzo. Io e lo staff di horrorplayer.it ti ringraziamo per la disponibilità prestata e ti auguriamo un futuro cinematografico denso di soddisfazioni.

venerdì 4 dicembre 2009

IN THE MARKETing - ANTEPRIMA PERUGIA

Durante le programmazione di IN THE MARKET al Multiplex Giometti Cinema di Perugia, sono stati esposti alcuni oggetti di scena, fra cui la seggiola "atta" ad immobilizzare David, con alcuni strumenti utilizzati da Adam "the Butcher" per torturare le sue vittime. Ma la cosa che ha impressionato di più è stata quella del piatto e la forchetta, utilizzati da Adam per i suoi banchetti cannibali, sotto una teca e con all'interno resti di carne "umana".
Vi consigliamo anche di leggere l'interessante intervista del Regista Lorenzo Lombardi, rilasciata ad HorrorPlayer.it, che fra pochi giorni sarà on-line anche su questo blog; per il momento la trovate a questo link:

giovedì 3 dicembre 2009

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

La censura ha vietato IN THE MARKET ai MINORI DI 18 ANNI
ma è un dato di fatto, il film piace anche ai più piccoli.