lunedì 4 aprile 2011

INTERVISTA A LORENZO LOMBARDI (di MATTEO PIZZO FANTOZZI su "DIRETTANEWS.it")


Il giovane regista Lorenzo Lombardi ha esordito, anche perchè la sua opera prima non ha visto luce nelle sale, dietro la macchina da presa con lo sconvolgente ‘In the Market’. Il giovane ha dimostrato un nuovo modo di fare cinema, più libero e meno legato alle solite convenzioni. Una ventata d’aria fresca su un mondo che sta li li per addormentarsi.
Lorenzo Lombardi ci ha concesso una lunga intervista, in cui ci ha rivelato tutti i segreti del suo mondo.

Cosa vuol dire fare cinema in Italia per un giovane come te?
Diciamo che fare cinema in Italia non è la cosa più facile che si possa fare e nemmeno quella più ovvia che possa venire in mente, tantomeno se si è giovani. Io ho ventiquattro anni e ho intrapreso questa scelta di vita subito dopo gli studi superiori. Prima ho realizzato corti con gli amici, ma poi subito dopo, è scattata una molla concreta. Ho avuto molte porte chiuse, magari fossero state chiuse in faccia… Solo chiuse. Sto parlando a livello produttivo e distributivo, naturalmente. In Italia, purtroppo non si valuta il progetto, ma soprattutto il nome; non dico che questo sia giusto o sbagliato, dico solo che un giovane che vuole fare cinema non ha il modo di poterlo dimostrare, se non amatorialmente. Per quanto mi riguarda ho fatto una scelta qualche anno fa e dalla mia parte ho avuto uno staff amico che mi ha affiancato. Ho aperto WHITEROSE PICTURES la mia casa di produzione e distribuzione, che non cura solo i miei prodotti, e lo fa dalla pre-produzione alla produzione stessa fino ad arrivare alla post-produzione e promozione del prodotto finito. In questa maniera sono riuscito a creare un staff specializzato e una concretezza lavorativa che piano piano si sta espandendo.

La tua esperienza con “In The Market” cosa ti ha lasciato?
“In the Market” per me è stato il primo vero risultato raggiunto con le mie mani. È il mio secondo film, ma il primo che è riuscito a raggiungere la sala cinematografica. Di sicuro ha fatto parlare un po’ in giro e ha fatto conoscere il mio lavoro e quello del mio staff. Se oggi ripenso ad “In the Market”, ho un bellissimo ricordo, anche se nella fase delle riprese ho dovuto superare non poche difficoltà. Quando si fa un film è come essere in una macchina in corsa senza freni e bisogna guidarla al meglio finché la benzina non è finita! Mi ricordo il caldo impressionante delle riprese road, dove stavamo dalla mattina al tramonto per strada senza un filo d’ombra in pieno luglio, mi ricordo le notti insonni per girare gli interni del macello e del Market, ma mi ricordo anche la gioia mista al rammarico del fine riprese.
“In the Market” mi ha insegnato molto, come diceva Kubrick: “Fare un film è la miglior scuola per imparare a fare un film!”. Sicuramente è stata un’ottima scuola, che mi ha reso veloce nelle decisioni e nella risoluzione degli imprevisti, e quando giri un film, purtroppo capitano!

Il nostro paese è in crisi, quali sono i riflessi che si vedono sul mondo del cinema?
Nella produzione di film, di certo abbiamo un grosso calo dagli anni d’oro del cinema italiano, d’altro canto negli ultimi mesi stiamo assistendo ad una piccola rinascita del cinema nostrano, con incassi al botteghino molto alti e con una nuova voglia di fare cinema. Non mi sbilancio sulla qualità dei film che ci propinano le major, ma a breve avremo anche risultati interessanti con i nuovi film di Nanni Moretti, “Habemus Papam” o “This Must Be the Place” di Paolo Sorrentino e per restare nell’horror con il “Dracula” di Dario Argento.
In un periodo di crisi, forse il cinema è uno dei pochi divertimenti che restano vivi, anche perché il biglietto cinematografico ha un costo inferiore di tanti altri passatempi, speriamo solo che non si pensi di far del bene a questo aumentando il costo del biglietto di più del 10% (1€ in più sul biglietto vuol dire questo!).

Una domanda che sembra banale ma non lo è… Come ti sei innamorato del cinema?
E’ una domanda molto bella, invece, ti ringrazio. Quando frequentavo le scuole medie, guardavo una serie-tv, che appassionava anche molti miei amici e di cui sicuramente ti ricorderai anche tu: “Dawson’s Creek”. Tutti i personaggi di questa serie erano fantastici, ma quello in cui mi rispecchiavo di più era Dawson; lui aveva un sogno: quello di diventare regista. In quegli anni ci divertivamo molto anche a realizzare qualche corto, che poi guardavamo in famiglia, ma da lì in poi mi sono avvicinato sempre di più al mondo del cinema, ho fatto molti corsi, ho studiato al D.a.m.s. di Roma, guardato numerosi film e soprattutto ho sempre avuto una smodata voglia di guardarmi attorno e di raccontare agli altri ciò che vedevo e m’incuriosiva, fermandolo con l’obbiettivo di una telecamera. Ripensando un po’ anche alla mia infanzia, non nego di aver acquisito la passione della ripresa da mio padre che ad ogni ricorrenza o vacanza riprendeva sempre tutto. Il suo hobby è poi diventato il mio e da hobby è passato ad un lavoro che faccio con tutto me stesso ed è forse la mia più importante forma di espressione, nonché ragione di vita.

Matteo Pizzo Fantozzi

1 commento:

Anonimo ha detto...

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