mercoledì 24 novembre 2010

"IN THE MARKET": GRADITE COSTATA O FILETTO?

Lombardi, alla seconda regia, regala un horror dal sapore moderno con elementi ‘on the road’, oltre ad un abile Ottaviano Blitch nella parte del "macellaio".

Il secondo lungometraggio, dopo “Life’s but”, di Lorenzo Lombardi esce nelle sale dopo aver già vinto 5 premi al Tenebria FF 2009, fra cui la statuetta di “Miglior Film”, ed essere stato proiettato in anteprima mondiale il 28 Novembre 2009 a Perugia. Il regista di San Giustino, classe 1986, a discapito della giovane età vanta già diverse esperienze formative di alto profilo, tra cui la collaborazione con Chris Weitz di cui è stato assistente alla regia sul set italiano di "The Twilight saga: New Moon”, e questa buona preparazione la si può riscontrare già da subito. Già accostato precedentemente a Quentin Tarantino, Lombardi ha soprattutto il merito di allargare e reinventare le convenzioni del genere horror. Infatti “In the market” per una buona metà ricorda più un film on the road, come poteva esserlo per esempio “Dal tramonto all'alba”. Diversi elementi vengono introdotti in questa prima fase che non sono tipicamente associabili al genere; citiamo su tutte le ambientazioni sull’autostrada in una giornata soleggiata, oltre ad una rapina più thriller/poliziesco, alla stazione di benzina. Questo trascorso, in cui elementi come lo splatter e la paura tipici dell’horror sono posticipati, da allo spettatore la possibilità di conoscere meglio i personaggi di David, Nicole e Sarah, e quindi di provare maggiore paura e trasporto nel momento in cui questi si troveranno in serio pericolo. Infine, come nei migliori film di Tarantino, l’ambientazione cambia tutto d’un tratto regalandoci quella sana (per chi ama il genere) dose di horror e splatter. Questo avviene ancora una volta al di fuori delle convenzioni di genere, poiché un luogo della vita di tutti i giorni, un supermercato, viene trasformato nel palcoscenico della paura (riscontrabili gli ottimi effetti speciali, curati dal sempreverde Sergio Stivaletti). In conclusione, se probabilmente il finale ‘sognato’ da Sarah sarebbe stato più - è il caso di dirlo - ‘digeribile’, è sicuramente opportuna anche una menzione speciale ad Ottaviano Blitch nel ruolo di Adam “the butcher”, il pazzo serial killer di turno. Tramite una mimica abile e ricercata, infatti, Blitch riesce a costruire un personaggio inquietante ormai già al di là di poter provare emozioni o avere memoria di se, spaventosamente presente nella fredda lucidità e cinica follia omicida.

Marco Lucchino

Nessun commento: