giovedì 5 novembre 2009

INDIEHORROR.it RECENSIONE

"IMPLACABILE NEL SUO CRESCENDO
VERSO LA MATTANZA"

L’apparente desiderio di godersi l’agognata vacanza dopo la fine degli studi spinge Sarah, David e Nicole ad imbarcarsi in un viaggio senza destinazione, col solo punto fermo del raggiungimento del concerto dei GTO. Il viaggio prosegue in uno scambio di battute continuo e spensierato, finchè una rapina nei pressi di una pompa di benzina ne altera gli animi. La ricerca di un telefono, per avvisare la polizia, li porta ad un supermercato ma l’incauta idea di nascondersi dentro per banchettare durante la notte, porta Sarah, David e Nicole ad imbattersi in un destino crudele, tinto rosso sangue tra le dita di un bizzarro macellaio. Quella di Lorenzo Lombardi, e della Whiterose Production in generale, è una scommessa. Assoldare Sergio Stivaletti (per gli effetti speciali) e Ottaviano Blitch (nel ruolo del villain di turno) non è da tutti: i prodotti indipendenti difficilmente riescono ad attirare nomi così importanti, anche per cammei, il che mi fa immaginare che i ragazzi abbiano investito una cifra non irrisoria. Questo si vede anche durante il film: scene curate, fotografia ben realizzata e, specialmente, niente lasciato al caso. Parallela anche la scommessa di puntare su un canovaccio alquanto abusato (il gruppetto di ragazzi svagati di turno che finisce nelle grinfie di un bad/mad guy), anche se questa scelta non è corrosiva in partenza, infatti trattasi di plot talmente insito nella genesi dei film horror da non influire sul fattore originalità (qualcuno si stancherà mai di vedere film di fantasmi?). Almeno riguardo la trama in se. In the Market è un film godibilissimo, diretto con perizia e senza fretta (per cui ben studiato ed imbastito), improntato in modo tale da non poter annoiare ed implacabile nel suo crescendo verso la mattanza. Per essere una prova prima è sicuramente promosso, tuttavia mette immediatamente il giovanissimo Lombardi di fronte ad una scelta importante: da un lato un burrone, dall’altro un terreno fecondo dove non si vede l’orizzonte. Questo perchè croce e delizia del regista è Quentin Tarantino. Non per la scena di A PROVA DI MORTE (trasmessa dal benzinaio) ma per la stessa scelta di quadratura stilistica del film: In the Market fa suo DAL TRAMONTO ALL’ALBA e lo spruzza con dialoghi accostabili (nelle intenzioni) a quelli de LE IENE. Il film infatti è spezzato in due sezioni, la prima in cui c’è la presentazione dei protagonisti, i dialoghi vivaci ed il viaggio, che porta verso la seconda in cui si cade nella tana del macellaio. Lo stesso schema del film realizzato con Rodriguez. Questo dover necessariamente proporre stilemi altrui tende a fagocitare le idee originali, era veramente fondamentale durante la messa in scena e la scrittura del plot? Perchè sforzarsi di appoggiare sulle labbra dei protagonisti frasi e dialoghi che mai sarebbero uscite dalle loro bocche? Perchè realizzare un finale già visto nel magnifico THE DESCENT? I giovani attori che impersonano David, Sarah e Nicole, sono decisamente bravi nelle movenze, ma probabilmente avrebbero fatto meglio a ridoppiarsi, non a causa della dizione bensì della monoliticità con cui “ripetono” le battute, senza verve o improvvisazione/assimilazione. Sembra di assistere al più bravo della classe che ripete a memoria la poesia di turno. L’assenza totale di volgarità lascia poi più di un dubbio. Questo, comunque, è dovuto alla inesperienza, si vede che si ha a che fare con attori molto promettenti. Blitch esaspera le movenze del macellaio, caldeggia la preda, la annusa, la sfida e la stana. Un bel passo in avanti dopo la già ottima interpretazione dell’assassino in LIVER. Con questo nulla voglio togliere a Lorenzo Lombardi, personalmente ho preferito il suo film a entrambi gli HOSTEL, film con cui lui stesso pone dei paragoni, specialmente nella seconda metà con Blitch mattatore, e l’antropofagia adeguatamente mostrata. Quello che vorrei il regista tenesse bene in considerazione è che il tributo (che in questo caso solo tributo non è) può andar bene per un’opera prima, ma deve mutare in citazione subito dopo. Per cui, visto che il regista starà già guardando avanti, consiglio di lasciarsi i mostri sacri alle spalle (Tarantino in primis) e di intraprendere un percorso personale, l’unico modo per non insabbiarsi prima del tempo.

Giulio Degaetano per indehorror.it

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